Un piano speciale per le case popolari al centro del nostro programma. Erp e bioedilizia anche nei centri cittadini
Un piano speciale per l’edilizia residenziale pubblica, con fonte di finanziamento certa e costante, era al centro del nostro programma anche cinque anni fa. Il fatto che lo si debba riproporre nuovamente la dice lunga su quanto poco sia stato fatto in tema di emergenza abitativa in una regione in cui mancano 30mila case popolari. Siamo uno dei paesi europei che meno investe in edilizia residenziale pubblica e la Toscana non fa eccezione, da lungo tempo le famiglie sono state spinte a indebitarsi con le banche per comprare la propria abitazione. Nulla si è fatto per riutilizzare il patrimonio sfitto o per recuperare gli immobili inutilizzati delle nostre città in questi anni. Con la crisi Covid-19 la situazione già drammatica è ulteriormente peggiorata, perché molte persone hanno perso il lavoro e il reddito, di conseguenza anche la casa. Insomma, quella che fino a un anno fa avrebbe dovuto essere una priorità della politica regionale adesso è diventata una priorità al cubo. L’ho spiegato intervenendo all’incontro organizzato da Sunia e CGIL sul tema dell’ERP alla Casa del Polo di San Bartolo a Cintoia, a Firenze.
In questi anni l’edilizia residenziale pubblica è stata pensata sempre più come una risposta al disagio sociale acuto e a condizioni di estrema povertà, mentre l’ERP deve rispondere al semplice bisogno di casa di molte persone. Ormai tantissime famiglie spendono gran parte di ciò che guadagnano per pagare l’affitto. Per questo serve un cambio di paradigma e programmare un grande piano di case popolari finanziato attraverso il recovery fund che consenta il recupero del patrimonio pubblico inutilizzato delle nostre città attraverso la bioedilizia. Dobbiamo anche promuovere forme di autorecupero e far finire l’insopportabile paradosso per cui abbiamo case senza gente e gente senza case.
Ma oltre ad attingere al recovery fund, continuiamo a ritenere necessaria una tassa di scopo sulle rendite immobiliari e sui beni di lusso per redistribuire la ricchezza destinandola alle case popolari. E le case popolari vanno previste anche nei centri cittadini, che non possono essere lasciati in balia della rendita, degli speculatori, di Airbnb”, ha spiegato Fattori, il quale ha anche ricordato la recente approvazione, da parte del Consiglio regionale, della proposta di Toscana a Sinistra che chiede di stilare in tempi brevi “un primo elenco degli immobili pubblici inutilizzati e compatibili con finalità residenziali per programmare l’ aumento del patrimonio di case popolari senza ulteriori consumi di suolo. Nel medesimo atto di Toscana a Sinistra si chiedeva anche al Governo e al Parlamento nazionale “una proroga degli sfratti per morosità incolpevole fino a dicembre 2021, il rifinanziamento dei fondi per contributo all’affitto per far fronte all’aumento delle richieste presentate e la semplificazione e l’accorpamento delle procedure per il sostegno all’affitto.
Ho sottoscritto il documento contenente le proposte di Sunia e Cgil che prevede di finanziare l’ERP regionale con almeno venti milioni di euro annui, più alloggi sociali, un regolamento unico di utenza delle case popolari e la revisione della legge sulle locazioni. Occorre modificare la legge regionale recentemente approvata. Non bisogna buttar fuori dalle case popolari chi ha magari ricevuto il TFR e perciò supera i parametri Isee o è disabile grave e la famiglia gli ha lasciato dei risparmi per provvedere al suo futuro. L’Erp deve servire anche ad abbassare e calmierare i canoni del settore privato, come accade nel nord Europa. Non deve rispondere a situazioni di povertà estrema ma deve rappresentare una risposta strategica per l’emergenza abitativa, per questo occorre allargare e non restringere la platea dei beneficiari.