Per uscire dalla crisi Covid-19 servono investimenti nella sanità pubblica e ricostruzione tessuto della sanità territoriale
La crisi Covid-19 ci ha dimostrato quanto sia stato sbagliato depotenziare la sanità pubblica, quanto sia stato controproducente non assumere medici, infermieri e OO.SS. ed esternalizzare tanti servizi creando anche evidenti ingiustizie sul piano retributivo, al punto che la parità di salario a parità di mansione svolta è ormai un miraggio.
Sono stato davanti all’ospedale Cisanello di Pisa durante una tappa del tour elettorale insieme alle candidate e ai candidati della circoscrizione pisana per ribadire che siamo l’unico progetto politico regionale che chiede il rafforzamento della sanità pubblica e l’eliminazione dei ticket, a differenza di Giani e Ceccardi che continuano a pensare al fondamentale ruolo della sanità privata, che, nei fatti, oggi svolge sempre più un ruolo sostitutivo per prestazioni specialistiche ed esami diagnostici per larghe fasce della popolazione che sono state spinte verso il privato da ticket alti e lunghissime liste d’attesa. All’Ospedale di Cisanello, oltre alla carenza di personale e alla chiusura del Cup, è stato spostato il reparto di nefrologia in uno spazio non adeguato e i posti letto sono passati da venti a quattro. Anche altri reparti ospedalieri sono stati indeboliti. Noi pensiamo che si possa uscire dalla crisi innescata dalla pandemia con forti investimenti nella sanità pubblica, a partire dall’assunzione di persona stabile e dalla reinternalizzazione dei servizi esternalizzati. Ma al di là della sanità ospedaliera, va ripensato l’intero modello sanitario ricostruendo il tessuto della sanità territoriale, ovvero quella barriera di prevenzione fondamentale sia per le malattie infettive che per le patologie croniche, che vanno intercettate e curate prima che si acuiscano. La legge sulle case della salute da noi proposta e approvata al termine della legislatura va esattamente in questa direzione, strutturando sul territorio un lavoro interdisciplinare di prevenzione socio sanitaria e rafforzando l’assistenza domiciliare pubblica. La svolta che proponiamo migliorerebbe la qualità della vita delle persone e farebbe risparmiare risorse enormi alla collettività.