sant’anna di stazzema
Tante volte, nel corso degli anni, son salito a Sant’Anna di Stazzema e ho letto e riletto quelle centinaia di nomi, iniziando dalla piccolissima Anna, tolta dalle braccia della madre e trucidata dopo poche settimane di vita. Oggi sono di nuovo qui, grato ad una comunità locale che ha saputo tenere vivo il ricordo, con tenacia e forza morale straordinaria.
Quel 12 agosto di 76 anni fa, alle prime luci dell’alba, le colonne di SS, con il sostegno dei fascisti locali, circondarono la vallata, che era divenuta terra di rifugio per centinaia di persone sfollate da tutta la Versilia, e si scatenarono con ferocia sulla popolazione inerme massacrando 560 persone, molte delle quali donne, anziani e bambini.
La strategia della terra bruciata aveva il freddo obiettivo di seminare il terrore sia per evitare qualunque “aggancio” con i partigiani sia per avvertire la popolazione di cosa sarebbe potuto accadere in caso di aiuto ai “nemici”. Insomma, nessuna rappresaglia, ma una condotta feroce e terroristica.
L’estate del ’44 fu la stagione delle stragi nazifasciste in Toscana: furono più di 280, interessarono 83 comuni e costarono la vita a circa 4500 civili ai quali vanno aggiunte diverse migliaia di morti tra i partigiani che combatterono per ideali di libertà e di giustizia contro il nazifascismo. In quei mesi i fascisti scrissero la pagina più infame della loro collaborazione con l’occupante nazista. La straordinaria popolazione del luogo è riuscita a trasmettere ai più giovani la memoria e a trasformare quella ferita in un impegno di ricostruzione, di convivenza e di democrazia.