genova 2001
E’ comprensibile che molti ricordino Genova 2001 come una terribile sospensione della democrazia, come il mattatoio messicano, con il sangue della scuola Diaz e le torture nella caserma di Bolzaneto. Eppure per me resta un’esperienza personale e collettiva eccezionale, di portata storica. Una mobilitazione repressa con violenza cieca e inaudita, certo, ma questo non può appannare un fatto inoppugnabile: Genova 2001, assieme al Forum Sociale Europeo di Firenze del 2002, è stato uno dei momenti più alti di un movimento globale che ha cercato di incidere sul corso del mondo, chiedendo giustizia sociale e ambientale.
Volevamo la cancellazione del debito ingiusto, la riduzione del potere e delle dimensioni del settore finanziario e l’introduzione della tassa sulle transazioni finanziarie, volevamo costruire forme di economia sociale e solidale, opponendoci a trattati commerciali ingiusti che creano povertà, chiedevamo pace. Parlavamo di beni comuni e servizi pubblici mentre un coro quasi unanime inneggiava alle privatizzazioni e glorificava le magnifiche sorti e progressive dei mercati, a partire dal più puro fra essi, quello finanziario. Lo abbiamo fatto imponendo per anni la nostra agenda nel dibattito pubblico, di fronte ad un centrosinistra che si rivelò sordo e incapace di cambiare natura, avviandosi verso l’abbraccio definitivo con il liberal-liberismo, il competitivismo e il darwinismo sociale.
In quegli anni abbiamo gettato i semi di quel che si è sviluppato in seguito, in mille forme: dalla difesa dei beni comuni e dei servizi pubblici, che ha portato al vittorioso referendum sull’acqua del 2011, fino alle battaglie per il clima e la biodiversità, le energie rinnovabili e il superamento della (in)civiltà del petrolio. Nacque allora il primo movimento globale per la giustizia climatica.
Se oggi è finalmente scontato porsi come obiettivi l’economia circolare e “rifiuti zero”, lo dobbiamo alla semina di quel movimento. E il nostro slogan del 2001 “voi G8, noi 6 miliardi” è, a ben vedere, la radice di “noi 99%, voi l’1%”, lo slogan di Occupy Wall Street e degli Indignados.